Freud, Onfray, Mozart e la musica degli intestini

16 Maggio 2011 § 3 commenti § permalink

Carissimo Dottore,
Grazie per la plaquette! Il fatto che Mozart amasse e coltivasse “gli scampanii da suino” mi era già noto, non so perché. Le spiegazioni che ne date non tollerano alcune obiezione. Analizzando numerosi musicisti ho notato un interesse particolare, risalente alla loro infanzia, per i rumori prodotti dagli intestini. Se lo si debba considerare come un caso particolare del più generale interesse nei confronti del mondo dei suoni, o invece si debba accettare che nel talento musicale (a noi sconosciuto) ci sia una forte componente anale, è un dubbio che lascio irrisolto.
Un cordialissimo saluto
Suo, Freud

La bizzarra osservazione secondo cui i musicisti sono particolamente interessati ai “rumori prodotti dagli intestini”, Freud la sostiene in una lettera indirizzata a Stefan Zweig il 25 giugno 1931 dalla cittadina di Pötzleinsdorf, vicino a Vienna, dove si trovava in villeggiatura. Che Freud non fosse affatto interessato alla musica è cosa ben nota; bisogna tuttavia dire che la lettera è particolarmente strampalata, e forse non a caso non è stata inclusa nella traduzione italiana del suo epistolario.

La cita invece, amputandola strategicamente, Michel Onfray nel suo formidabile Crepuscolo di un idolo, il libro che dedica alla sistematica e violentissima distruzione della credibilità di Freud, da poco tradotto in italiano. Vale la pena di citare per intero il paragrafo, che tira in ballo anche Mahler:

Freud non si abbandona a visioni del mondo quando propone la sua ipotesi, scientifica evidentemente, sull’origine della musica, e, proseguendo nel registro scatofilo che ne sa più su sé stesso che non sul mondo, scrive a Stefan Zweig: «Analizzando parecchi musicisti, ho notato un interesse particolare, risalente alla loro infanzia, per i rumori prodotti dagli intestini […]. Una forte componente anale in questa passione per l’universo sonoro» (25 giugno 1931). Gustav Mahler, analizzato dal maestro in persona per quattro ore (!) durante una passeggiata per le strade di Leyda, in Olanda, avrà sicuramente contribuito all’elaborazione di questo materiale scientifico.

Si noti l’ironia sulla ‘scientificità’ delle teorie freudiane, la perfidia del “ne sa più di se stesso che non sul mondo” (insomma, per Onfray era Freud lo scatofilo), la trasformazione del dubbio dell’originale in una certezza, e la stoccata sulla famosa ‘seduta di analisi’ che Mahler avrebbe avuto con Freud (apparentemente poco più di una passeggiata). È lo stile del libro, appassionante ma senza esclusione di colpi, talvolta anche oltre i limiti della correttezza.

Ma che storia c’era dietro la buffa ‘osservazione clinica’ dei musicisti petomani di Freud? » Read the rest of this entry «

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