Simenon nella gabbia di vetro

10 Maggio 2011 § 1 commento

Da un divertente articolo di Tony Perrottet, sul New York Times, dedicato alle tecniche di autopromozione dei grandi scrittori, da Erodoto a Hemingway:

Gli autori americani cercarono di tenere il passo. È noto che Walt Whitman si scrivesse da solo recensioni anonime che oggi non sfigurerebbero su Amazon: “Un bardo americano, finalmente!”, scrisse con entusiasmo nel 1855, “Grande, orgoglioso, affettuoso, di abitudini libere e virili nel mangiare, nel bere e nel riprodursi, il volto barbuto e bruciato dal sole.” Ma nessuno riuscì a eguagliare la creatività degli europei. Forse la trovata più stupefacente nel mondo delle pubbliche relazioni – quella che dovrebbe ispirare un timore reverenziale tra gli autori di oggi – fu escogitata a Parigi nel 1927 da Georges Simenon, l’autore di origine belga dei romanzi dell’ispettore Maigret. Per 100.000 franchi, il selvaggiamente prolifico Simenon accettò di scrivere un romanzo intero in 72 ore, restando chiuso in una gabbia di vetro collocata fuori dal Moulin Rouge. Il pubblico sarebbe stato invitato a scegliere i personaggi del romanzo, il soggetto e il titolo, mentre Simenon martellava le pagine su una macchina da scrivere. La pubblicità in un giornale annunciò che il risultato sarebbe stato “un romanzo da record: record di velocità, record di resistenza e, osiamo aggiungere, record di talento”. Fu un grande colpo di marketing. Come Pierre Assouline scrive in Simenon: biographie, i giornalisti a Parigi “non parlavano d’altro”.

In realtà, Simenon non mise mai in pratica la sua trovata della gabbia di vetro, perché il giornale fece bancarotta. Ma in ogni caso ne ricavò un’enorme pubblicità (e si mise in tasca 25.000 franchi di anticipo), e oltre tutto l’idea continuò a vivere di vita propria. Era una trovata semplicemente troppo buona perché i parigini la lasciassero cadere. Per decenni, i giornalisti francesi avrebbero scritto dettagliate cronache dell’evento del Moulin Rouge, come se vi avessero realmente assistito.

(Il saggista inglese Alain de Botton rivaleggiò con Simenon in quanto a sfrontatezza, se non proprio a fascino, quando pochi anni fa aprì bottega a Heathrow per una settimana, diventando il primo “writer in residence” aeroportuale. Almeno lui riuscì effettivamente a cavare un libro dalla faccenda, insieme a un posizionamento di primo piano nelle librerie dell’aeroporto.)”

La biografia di Simenon di Pierre Assouline è stata pubblicata da Julliard nel 1993. L’illustrazione è tratta da un articolo di Le Figaro. Effettivamente la storia della gabbia di vetro è diventata una leggenda dura a morire. In questo articolo del Corriere della sera, scritto in occasione dell’acquisizione di Simenon da parte di Adelphi, si ripubblica la nota del grande Alberto Savinio posta nel 1933 a introduzione dell’edizione Mondadori dell’Affare Saint Fiacre: come si vede, l’episodio era venduto per vero anche dal suo editore!

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§ One Response to Simenon nella gabbia di vetro

  • Sergio Bestente ha detto:

    A ripensarci, forse oggi la Endemol potrebbe far nascere Il grande fratello “paperback edition”, con 20 autori Einaudi e Mondadori chiusi in una casa di vetro per scrivere un romanzo; si può pensare al confessionale per subire le pressioni di agenti, parenti e lettori, e i collegamenti con Fazio per sapere chi è stato nominato. Anzi, strano che non esista già.

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